Respiro quindi esisto

Respiro quindi esisto

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Respiro quindi esisto” non vuole mettere in discussione il più celebre “penso quindi esisto” di René Descartes ovvero Cartesio (1596-1650). Al contrario, vuole fornire una più estesa chiave di lettura alla consapevolezza dell’esistenza incentrata sul momento presente.

Non diamo nessuna importanza al respiro perché lo diamo per assodato così come il battito del cuore ed il funzionamento di ogni altro organo di cui si compone il nostro corpo. Eppure, la consapevolezza dell’atto del respirare ci riconnette con noi stessi, rappresenta un’àncora per avvalorare la nostra esistenza. Se respiro allora sono vivo e quindi esisto.

Lo scetticismo cartesiano

Chi non si ricorda le coordinate cartesiane (x, y) studiate sui libri di matematica e geometria o utilizzate per rappresentare un grafico? Noi tutti siamo stati influenzati da Cartesio. Infatti, egli fu un matematico e scienziato prima ancora che filosofo.

Cogito ergo sum

Cartesio e il suo "cogito ergo sum"

Nel 1641 Cartesio pubblicò le sue celeberrime “Meditationes de prima philosophia” nelle quali tentò di essere quanto più scettico possibile circa la conoscenza del mondo. In sostanza mise in dubbio tutta la realtà. Chiunque, quindi, poteva dubitare di tutto, anche dei propri sensi e di come questi gli rappresentassero il mondo, con un solo limite: la propria esistenza.

In altre parole, io non posso dubitare di me stesso perché se non esisto allora non posso essere nemmeno scettico. Di qui il famoso “cogito ergo sum”. L’elemento centrale in Cartesio a suggello della conferma dell’esistenza è pertanto l’atto del pensare.

Il dualismo cartesiano

Cartesio, però, si spinse oltre proponendo due entità distinte nel mondo: la mente (res cogitans) che ha il libero pensiero e libero arbitrio, e il corpo (res extensa) che ha dimensione e forma che obbediscono alle leggi della fisica.

Si tratta del cosiddetto dualismo cartesiano secondo il quale la mente (immateriale) agisce sul corpo (materiale).

Per rappresentare questa influenza mente-corpo, Cartesio immaginò una ghiandola particolare, chiamata ghiandola pineale, collocata nel cervello e in grado di guidare il corpo.

Ghiandiola pineale collocata nel cervello in grado di guidare il corpo

La consapevolezza del momento presente

Ma siamo sicuri che la nostra esistenza si identifica con i nostri pensieri?

Secondo una recente ricerca pubblicata su Nature Communications condotta da psicologi della Queen’s University (Canada), una persona produrrebbe circa 6.200 pensieri al giorno. Di questi la maggioranza (circa il 90%) sono ossessivi, ripetitivi, negativi e riferiti al passato. Ne possiamo avere il controllo, siano essi positivi o negativi? Purtroppo, no. Non riusciamo a governarli. Anzi, al contrario, ne siamo governati, se non addirittura dominati nei casi più estremi. Allora se non li governiamo come possono essere considerati un elemento fondante e identificativo della nostra esistenza?

La meditazione consapevole

Quando si parla di momento presente e di consapevolezza, Jon Kabat-Zinn rappresenta un’autorità indiscussa in materia. Professore emerito in medicina all’Università del Massachusetts (USA), nonché ricercatore, scienziato e scrittore di numerosi libri, saggi e ricerche scientifiche.

Il suo maggior pregio è stato quello di aver contribuito alla diffusione della pratica meditativa quale protocollo medico nelle istituzioni ospedaliere di tutto il mondo a supporto psicologico per il trattamento di ogni tipo di malattia. Ospedali e centri clinici, imprese, istituzioni scolastiche e universitarie, sport professionali e persino centri di reclusione di mezzo mondo adottano il suo programma di attenzione cosciente (mindfulness) chiamato MBSR (Mindfullness-Based Stress Reduction).

Mindfulness by Jon Kabat-Zinn

La ricongiunzione tra universo interno e universo esterno

La consapevolezza del momento presente ci porta a riflettere sulla nostra esistenza, a riconnetterci con il nostro universo interno. È un modo per tornare a casa. E il respiro rappresenta il momento centrale di questa connessione. Respiro e respiro e così divento consapevole che esisto.

Meditare consapevolmente ci dà una nuova chiave di lettura dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, liberandoci dalle nostre abitudini mentali. Ci permette di agire consapevolmente e di non condurre la nostra vita con il “pilota automatico”. In questo modo la mia mente non è rivolta né al passato né al futuro, ma ancorata al momento presente, all’attimo che scorre, momento per momento.

Immaginiamo che la nostra mente sia il cielo e le nubi rappresentino i nostri pensieri e le nostre emozioni. Il cielo è sempre azzurro, anche se periodicamente o frequentemente può annuvolarsi. Ma la sua consistenza non cambia. Se impariamo a sgombrare le nubi, l’azzurro apparirà di nuovo, intatto e terso come era prima che si annuvolasse.

Il cielo è sempre azzurro

E se estendiamo la nostra consapevolezza anche al di fuori di noi stessi, al sistema sociale e naturale di cui siamo parte, allora ci riconnetteremo anche con l’universo esterno. Il respiro quale strumento di ricongiunzione tra il mio universo interno e quello esterno. In piena armonia con me stesso, gli altri e la natura.

Il momento presente per comprendere il cosmo

La consapevolezza del momento presente appare trascendere la nostra stessa esistenza individuale. Secondo la fisica classica, il mondo non è né teleologico né storico. L’evoluzione della Terra (e dell’universo) non avviene secondo uno specifico fine predeterminato. E per conoscerne l’evoluzione è fondamentale la conoscenza del momento presente. In altre parole, l’universo è risolutamente incentrato sul momento presente.

Fu Pierre Simon Laplace (1749-1827), il padre del determinismo scientifico, a promuovere questo principio realizzando che alla domanda: “cosa determina quello che accadrà?” la risposta più sensata fosse “lo stato attuale dell’universo”.

Pierre Simon Laplace

Ne consegue una comparazione tra i principi di conservazione del momento e di conservazione dell’informazione. Il primo implica che l’universo continua ad espandersi senza un’evidente forza esteriore. Il secondo comporta che ogni momento contenga in sé la mole di informazione necessaria per determinare quello successivo.

Questa visione determistica del mondo fisico porta all’osservazione dei fenomeni secondo il loro dispiegamento. Date le condizioni iniziali di un sistema e un insieme di leggi note che lo governano, è possibile osservarne e tracciarne i comportamenti al fine di prevedere gli istanti successivi.

È stata poi la meccanica quantistica a mettere in discussione il determinismo di Laplace introducendo un concetto rivoluzionario per la scienza, ossia che non tutti gli eventi hanno sempre una causa.

Essere compassionevoli

Ritorniamo a noi stessi e al nostro universo interiore.

Respiro quindi esisto” è un invito a guardare dentro di noi con occhi più compassionevoli, senza lasciarsi dominare dai pensieri ed emozioni negative che seppur prodotte da noi, inconsapevolmente perché non le governiamo, non ci rappresentano.

Siamo organismi complessi e non possiamo identificarci unicamente con i pensieri e le emozioni.

Gli astrofisici e gli astronomi, seguendo le leggi della fisica, guardano all’universo osservandolo momento per momento, quasi come fossero in meditazione, alla scoperta dell’ignoto e di tutti quei fenomeni ai quali ancora non sappiamo dare una risposta scientifica.

La compassione di Einstein

La compassione di Albert Einstein

Albert Einstein (1879–1955) è stato il più grande scienziato del secolo scorso per la teoria della relatività nonché premio Nobel. Egli, però, era anche unanimemente considerato uomo di grande compassione per il suo profondo conoscimento dell’animo umano e coinvolgimento in cause umanitarie.

Tra le tante lettere che riceveva quotidianamente, v’era quella di un uomo che non riusciva a darsi pace per la morte della figlia sedicenne e soprattutto a dare una spiegazione razionale alla sorella diciannovenne rimasta sola.

Einstein rispose così: “L’essere umano è parte di un sistema chiamato da noi Universo, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Considera sé stesso, i suoi pensieri e le sue emozioni come qualcosa di separato dal resto – una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è una specie di prigione per noi, che restringe i nostri personali desideri e limita la nostra affezione alle poche persone a noi vicine. Il nostro compito deve essere quello di liberarci da questa prigione, estendendo il nostro ambito di compassione per includere tutti gli esseri viventi e l’intera natura nella sua bellezza. Nessuno è in grado di realizzare questa liberazione completamente. Ma lottare per tale impresa rappresenta in sé parte della liberazione e il fondamento di una sicurezza interiore”.

Conclusioni

Non possiamo completamente comprendere noi stessi se non nell’ambito di un sistema più ampio, più esteso – direi universale – quale parte di un processo di evoluzione che ci include.

E il respirare, ancorandoci al momento presente, rappresenta il primo passo in tale percorso di comprensione della vita e dell’esistenza di ognuno di noi.

I pensieri e le emozioni fanno parte di noi, ma noi non li dominiamo e, in certo senso, non ci rappresentano internamente.

Facciamo un passo indietro, osserviamoli, senza giudicarli, senza giudicarci.

Lasciamoli scorrere e si diraderanno come le nubi dal cielo.

Il sereno ritornerá e noi ritroveremo noi stessi, nella nostra essenza.

Respiro quindi esisto!