Indice
- Cosa ci rende insignificanti
- Cosa ci rende meravigliosi
- Siamo insignificanti e siamo meravigliosi nello stesso tempo
Ogni qualvolta che penso a chi siamo come esseri viventi mi sorge sempre questa domanda: siamo insignificanti o siamo meravigliosi?
È senz’altro una domanda di tipo esistenziale che normalmente appartiene alla sfera delle idee dei bambini, soprattutto delle scuole elementari che, nella loro infinita ingenuità e curiosità, si interrogano sul perché e percome della vita. Domande, come questa, con il trascorrere degli anni, passando dall’età adolescenziale a quella adulta, iniziano a svanire, sostituite da questioni e problematiche che hanno un maggiore e più immediato impatto sulla nostra quotidianità. Per non parlare poi del mondo degli adulti dove domande di questo tipo non trovano neanche spazio, tutti presi dal tran-tran della vita reale e dove tutto si dà per scontato o quasi.
Eppure, porsi ogni tanto una domanda di questo tipo ci fa recuperare un po’ di freschezza mentale, un po’ di quell’ingenuità e di quella curiosità che avevamo da piccoli, per apprezzare ancora di più il significato della nostra vita che è soltanto di passaggio. Siamo esseri finiti, composti da miliardi e miliardi di atomi, con un tempo di vita molto limitato. E quindi non siamo né infiniti né immortali. Ma allora ritorniamo alla domanda iniziale. Siamo insignificanti o siamo meravigliosi?
Cosa ci rende insignificanti
Quando alziamo lo sguardo al cielo stellato, scrutandolo ad occhio nudo oppure osservandolo con l’ausilio di un telescopio, in realtà noi guardiamo indietro nello spazio.

La luce che vediamo emessa dalle stelle o riflessa dai pianeti, a loro volta illuminati dalle stelle, è la luce che viaggia nello spazio alla velocità di 300.000 km per secondo. E misuriamo questa distanza in termini di anni luce. Un anno luce equivale approssimativamente a 9,5 trilioni di km.
Ad esempio, i raggi del sole impiegano circa otto minuti per raggiungere la terra e permettere la vita sul nostro pianeta. E la terra dista dal sole circa 150 milioni di km.
La teoria del Big Bang
Secondo una delle teorie più accreditate per spiegarne l’origine, quella del “Big Bang”, l’universo avrebbe 13,8 miliardi di vita e una vastità di 93 miliardi di anni luce. Questo è un valore approssimativo ma che è possibile relativamente verificare visto che, con le nuove generazioni di telescopi spaziali, come il James Webb Space Telescope (JWST), riusciamo a risalire quasi alla fonte della luce, e quindi a quella delle stelle e quindi a quella delle galassie.
Riusciamo ad arrivare quasi a poche centinaia di milioni di anni dall’inizio del tutto, diciamo fino a 13,4/13,5 miliardi di anni. Per ora non riusciamo ad andare oltre a causa dell’estrema opacità nei primi attimi dal Big Bang dovuta a livelli elevatissimi di energia e densità da far sì che massa ed energia fossero liberamente intercambiabili.


Pertanto, con la tecnologia attuale non riusciamo a rilevare la luce ai primordi della singolarità, cioè di quel momento che il matematico sacerdote George Lamaître definì “il giorno senza ieri”. Infatti, egli propose nel 1929 l’idea rivoluzionaria che l’universo si fosse formato da un singolo punto, il nucleo di un atomo, chiamato singolarità cosmica, dove fossero concentrati materia ed energia.
Universo osservabile e Universo fisico
Quello che vediamo però è solo l’universo osservabile, cioè l’universo che arriva ad essere visibile a noi attraverso la luce che ha emanato dal suo primo bagliore. Quindi noi vediamo l’universo in termini di distanza che la luce impiega per arrivare al nostro punto di osservazione. Ma non riusciamo a vedere l’universo che si manifesta, propaga ed espande dal nostro momento in poi. Tuttavia, siamo in grado di misurarne relativamente l’espansione visto che stelle e galassie si allontanano sempre di più dal nostro punto di osservazione. Questo è quello che si chiama universo fisico, che è possibilmente infinito, rispetto al quale l’universo osservabile è solo una minuscola frazione. Si stima che solo l’universo osservabile contenga due trilioni di galassie.
La Via Lattea è una di esse. È la galassia che ci appartiene, a cui appartiene il nostro sistema solare. Ed è situata ai margini dell’universo osservabile. Si stima che possa contenere fino a 400 miliardi di stelle e miliardi di pianeti. Ognuna di queste stelle, infatti, può avere un sistema di pianeti orbitanti così come accade nel nostro sistema solare. A sua volta il sistema solare, di cui la Terra fa parte, si situa ai margini della Via Lattea. E la Terra è uno dei pianeti di questo sistema.


Due decimi di secondo
Questo è l’ordine delle grandezze a cui ci troviamo di fronte. Per dare un senso della misura i cosmologi, che pur sono abituati a maneggiare grandi numeri, spesso ricorrono a semplificazioni. Alla stregua dei cartografi che riducono la scala del territorio per elaborare mappe e carte geografiche, gli astronomi sono soliti ridurre l’età dell’universo ad un anno, il cd. anno cosmologico. Per farlo comprimono i 13,8 miliardi di anni di vita dell’universo in un anno solare, utilizzando come fattore di riduzione la scala di 14.000.000.000:1.
Ora se calcoliamo che la vita media dell’uomo è di 80 anni e riduciamo questo lasso di tempo con lo stesso fattore di riduzione di 14 mld:1, con cui i cosmologi riducono l’età dell’universo, otteniamo il seguente risultato: 2 decimi di secondo.
Questa è la durata della vita dell’uomo in confronto all’età dell’universo. Direi impercettibile, direi insignificante.
Cosa ci rende meravigliosi
L’età della Terra e della vita
La Terra si è formata insieme al sistema solare circa 4,5 miliardi di anni fa. Le prime prove dal punto di vista geologico di apparizione della vita, intesa in forma batterica e poi monocellulare, risalgono a 3,8 miliardi di anni fa. Da questi primordi di vita si passò poi a 1,4 miliardi di anni fa circa quando la vita si fece più complessa con organismi pluricellulari contenenti il DNA.
Da allora si sono verificate diverse estinzioni di massa come quella di 250 milioni di anni fa che decretò la fine dell’era Paleozoica portando all’estinzione del 90% delle allora esistenti piante e animali. In seguito, 65 milioni di anni fa, un’altra catastrofe, probabilmente causata dall’impatto sulla terra di un asteroide, portò all’estinzione dell’allora specie dominante, ossia i dinosauri, sancendo la fine dell’era Mesozoica. Nel periodo Quaternario, dell’era Cenozoica, apparvero i primi umani sulla terra, circa 1,6 milioni di anni fa. Attualmente viviamo nell’epoca geologica chiamata Olocene che copre gli ultimi 12.000 anni che corrispondono alla nostra civilizzazione.

Come forma di vita, quindi, siamo giovanissimi rispetto al pianeta che ci ospita, in un ecosistema fragilissimo che già nel corso della sua evoluzione ha conosciuto estinzioni massive di specie viventi. E già questo rappresenta una meraviglia, solo riuscire a raccontarlo.
Uno su 200 milioni ce la fa
Un’altra meraviglia è rappresentata da come si forma la nostra vita.
Diciamolo subito, dal punto di vista statistico è quasi impossibile che siamo vivi. Un maschio per essere in grado di fecondare deve avere almeno una concentrazione di 16 milioni di spermatozoi per millilitro o almeno una concentrazione totale di 39 milioni di spermatozoi per eiaculazione. Questi rappresentano i valori minimi di riferimento, secondo i dati aggiornati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che garantiscono la fertilità dell’uomo.
Se ti interessa, scarica e leggi qui il Rapporto OMS
Ma un’eiaculazione può arrivare a contenere fino a 200 milioni di spermatozoi. Ebbene, di questi, poche migliaia riusciranno a intraprendere il tortuoso e accidentato tragitto lungo le tube di Faloppio per raggiungere l’ovulo che verrà fecondato solo da uno di essi. Così parafrasando la famosa canzone di Gianni Morandi, “uno su 200 milioni ce la fa!”. Infatti, la percentuale per la quale siamo vivi è del 5-08% (ovvero del 0,000000005%) È davvero un caso che siamo vivi.
Siamo insignificanti e siamo meravigliosi nello stesso tempo
Paragonata alla durata e alla vastità dell’Universo, la nostra vita appare infinitesimale, impercettibile, insignificante. Se invece la paragoniamo alla fragilità della terra e del suo ecosistema, allora appare prodigiosa e meravigliosa. Quindi ritornando alla domanda iniziale direi che la risposta più verosimile è che siamo insignificanti e siamo meravigliosi nello stesso tempo.
Due decimi di secondo di meraviglia
Ed è proprio per questo che dobbiamo gioire della nostra breve ed effimera esistenza perché il caso ci ha dato la possibilità non solo di vivere ma di godere delle meraviglie della vita, come quella di contemplare il cielo stellato. Siamo un complesso di atomi così come qualsiasi altro corpo celeste, con la differenza che siamo dotati di coscienza con la quale ci possiamo interrogare sul perché e sul percome della vita e della natura che ci circonda. Siamo uno strumento e veicolo di informazione.

E probabilmente aveva ragione l’astronomo e fisico statunitense Carl Sagan quando diceva “che siamo lo strumento con cui l’universo conosce sé stesso”. E questo ruolo rispetto all’eternità dell’Universo dura solo due decimi di secondo, ma sono due decimi di secondo di meraviglia con cui diamo senso all’Universo stesso.